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La petizione #StandUpWithAfghanWomen!

Alla Presidente della Commissione europea e alla Commissione europea,

alla Presidente del Parlamento europeo, alla Presidente della Sottocommissione per i diritti umani del Parlamento europeo e al Parlamento europeo,

al Presidente del Consiglio europeo e al Consiglio europeo (ovvero ai capi di stato o di governo di tutti i paesi dell’UE),

all’Alto Rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza,

al Rappresentante Speciale dell’Unione Europea per i diritti umani,

al Segretario Generale delle Nazioni Unite,

all’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani,

al Presidente del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite,

 

Il nuovo governo dei talebani che si è insediato al potere con la presa di Kabul nell’agosto del 2021 non è portatore di una nuova ideologia rispetto a quella proclamata nel 1996. Come allora sono stati documentati molteplici abusi dei diritti umani, la soppressione dei  diritti di donne e ragazze, l’intimidazione di giornalisti e di coloro che hanno levato la propria voce per denunciare gli abusi. Le città afghane sono diventate prigioni per le donne costrette a ritornare al chiuso delle proprie abitazioni. Le attiviste e gli attivisti, sono costretti oggi a vivere e ad agire nella clandestinità. Molti sono obbligati alla fuga per poter sopravvivere e a questi deve essere garantita la possibilità di migrare senza alcun ostacolo. Tutta la società afghana è ostaggio della repressione talebana e dell’emergenza umanitaria. 
La piena responsabilità di questa situazione è da attribuire ai Talebani attualmente al potere e ai jihadisti sostenuti dalle potenze occidentali che hanno occupato il Paese durante gli ultimi 20 anni. Esse hanno supportato e rifornito di aiuti in armi e finanziamenti le forze fondamentaliste fin dalla fine degli anni ’70, in operazioni spesso congiunte con le potenze regionali che soffiano sul fuoco dei conflitti intra e inter-etnici per estendere la propria influenza su un territorio di estrema rilevanza geostrategica.
 
Chiediamo ai Governi europei e alle Nazioni Unite:
 
1) NON RICONOSCIMENTO DEL GOVERNO DEI TALEBANI
Il governo dei talebani non deve essere riconosciuto né giuridicamente né di fatto, perché:
● Il riconoscimento comporterebbe una legittimazione del governo e una maggiore repressione delle manifestazioni di dissidenza e di opposizione interna, come già abbiamo visto con le atrocità commesse dai Talebani al governo fra il 1996 e il 2001 (vedi Amnesty International Report and Human Rights Watch Reports) . Dopo il 15 agosto 2021, molte sono le donne che stanno manifestando a volto scoperto contro il nuovo regime talebano e che vengono rapite e uccise senza che la stampa internazionale possa denunciare questa crudele repressione. Accanto a questa nuova forma di protesta, una resistenza laica, progressista e antifondamentalista prosegue la sua azione in totale clandestinità dai tempi dell’invasione sovietica. Con un riconoscimento di diritto e/o di fatto del regime talebano, un’intera generazione di donne e uomini che rappresentano l’unico futuro di pace per il proprio paese, sarebbe destinata a scomparire. 
● Un riconoscimento di diritto o di fatto del governo talebano non renderebbe più efficace la distribuzione di aiuti umanitari di quanto non avvenga già adesso attraverso le agenzie dell’Onu e le organizzazioni non governative afghane e internazionali che da anni portano aiuto alla popolazione in diverse aree del paese. 
● Fondi e aiuti veicolati attraverso il governo talebano non arriverebbero alla popolazione, ma sarebbero impiegati per il loro apparato repressivo, civile, militare e poliziesco. Le remote aree rurali non sarebbero raggiunte da sostegni a causa della mancanza di infrastrutture che non sono state sviluppate in venti anni di intervento militare occidentale. Evidenze dimostrano che l’occupazione Nato a guida USA ha reso il Paese completamente dipendente dagli aiuti esteri. La corruzione in Afghanistan (ai primi posti nelle classifiche internazionali) non è mai diminuita con i governi precedenti e continua tuttora.
● Il governo talebano viola, con le sue disposizioni, i trattati internazionali sul rispetto dei diritti umani alla cui firma lo Stato afghano è ancora vincolato  . 
● La presa del potere che è avvenuta in seguito a un accordo (Doha, febbraio 2020) tra gli Stati Uniti e i talebani non ha comportato e non potrà comportare alcuna consultazione democratica della popolazione a cui è negata la libertà d’espressione che è alla base del processo democratico.
 
2) AUTODETERMINAZIONE DEL POPOLO AFGHANO
 
Chiediamo che vengano prese iniziative affinché la popolazione afghana possa decidere del proprio destino liberato dalle ingerenze straniere, e si promuova un’azione incisiva per il sostegno alle realtà democratiche e antifondamentaliste che da decenni operano in difficilissime condizioni in Afghanistan. 
 
A questo fine chiediamo che l’Unione Europea e le Nazioni Unite facciano pressione in tutti gli ambiti internazionali affinché nel rispetto delle Convenzioni, dei trattati e degli strumenti delle Nazioni Unite in materia di diritti umani, nello spirito del Quadro strategico e del Piano d’azione 2020-2024 dell’UE sui diritti umani e la democrazia e del Regime globale di sanzioni dell’Unione Europea in materia di diritti umani:
● gli Stati che hanno favorito e continuano a sostenere le milizie talebane e altri gruppi terroristici e fondamentalisti, siano sottoposti a sanzioni economiche; 
● gli esponenti del governo talebano già presenti nella lista nera del terrorismo delle Nazioni Unite (circa 17 dei 33 membri del primo gabinetto istituito il 7/9/2021) vengano inseriti anche nell’elenco dell’Unione Europea delle persone responsabili di gravi violazioni dei diritti umani, e pertanto si applichi a costoro il divieto di viaggio nell’UE e il divieto di messa a  disposizione di fondi Europei.
 
3) RICONOSCIMENTO POLITICO DELLE FORZE AFGHANE PROGRESSISTE E MESSA AL BANDO DI PERSONAGGI POLITICI LEGATI AI PARTITI FONDAMENTALISTI
 
Chiediamo che le forze politiche progressiste afghane, a partire da RAWA e HAMBASTAGI siano riconosciute nel ruolo di interlocutore politico dall’Unione Europea e dai governi nazionali in Europa. Chiediamo inoltre che i loro rappresentanti ricevano tutto il sostegno e la protezione necessari dalla comunità internazionale sia all’interno del paese, sia all’estero. 
Chiediamo infine che nessun rappresentante dei governi precedenti, fra cui vi sono personaggi corrotti, legati a partiti fondamentalisti, promotori attivi ed esecutori di violenza estrema e sistematica, venga riconosciuto come interlocutore politico.
 
4) MONITORAGGIO SUL RISPETTO DEI DIRITTI UMANI
Chiediamo che il Consiglio di Sicurezza e il Consiglio sui Diritti Umani delle Nazioni Unite monitorino il rispetto dei diritti umani fondamentali definiti nella “Dichiarazione Universale dei Diritti Umani” da parte dell’attuale governo talebano.
 
Chiediamo anche che le Autorità europee, in cooperazione con le agenzie dell’ONU, oltre alla nomina di un Relatore Speciale sui diritti umani in Afghanistan  si impegnino a  istituire un Organismo di investigazione internazionale indipendente, con poteri di documentazione e di raccolta di prove in loco, per accertare le responsabilità del governo e delle milizie fondamentaliste in materia di violazione dei diritti umani, crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio; e che ogni violazione venga portata all’attenzione della Corte penale internazionale.
 
Chiediamo inoltre che a questo Organismo partecipino a pieno titolo attivisti per i diritti umani, sia afghani, sia internazionali, di riconosciuta onestà, imparzialità e indipendenza e che tale Organismo non includa rappresentanti dei governi afghani precedenti o persone a questi legati.

[1]   “The fate of thousands hanging in the balance: Afghanistan’s fall into the hands of the Taliban” Amnesty International,” 9/21/21; “Afghanistan: Taliban Deprive Women of Livelihoods, Identity” Human Rights Watch, 1/18/22

[2] “L’Afghanistan ha aderito ad importanti trattati multilaterali, tra cui il Patto delle Nazioni Unite sui diritti civili e politici e lo Statuto della Corte penale internazionale. Non ci sono prove che il nuovo regime li abbia denunciati e quindi continuano a vincolare l’Afghanistan. L’Afghanistan è membro delle Nazioni Unite e di altri organismi che fanno parte del sistema delle Nazioni Unite. Fino al 2020 è stato membro del Consiglio dei diritti umani ed è stato eletto come membro della Commissione sullo status delle donne, che è un organo del Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite, composto da 45 membri. La Commissione si occupa dell’uguaglianza di genere e dovrebbe promuovere l’empowerment delle donne nella vita sociale. Il mandato dell’Afghanistan scade nel 2025)” vedi “Recognizing the Taliban government is an unnecessary act” International Affairs, 13/9/2021.

[3] Il 7 ottobre 2021 il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha adottato la risoluzione 48/1 che istituisce il mandato di un relatore speciale sulla situazione dei diritti umani in Afghanistan. Il 1° aprile 2022, Richard Bennett è stato nominato Relatore speciale sulla situazione dei diritti umani in Afghanistan. Ha ufficialmente assunto le funzioni il 1 maggio 2022.